Teatro d'Autorə ed altri linguaggi 2024/2025
Teatro d’Autorə ed altri linguaggi è la stagione annuale del Florian Metateatro che porta a Pescara spettacoli di teatro contemporaneo di rilievo nazionale, compagnie di ricerca che incentrano il loro lavoro sulle possibilità comunicative ed evocative del teatro o presentano in esclusiva testi di nuova drammaturgia.
a seguire, dopo la prima di ogni spettacolo >> postPLAY_storie di teatri un momento di incontro e dialogo tra lə artistə e il pubblico nel foyer del Florian Espace.
info
_info e prenotazioni
392.0496655 (anche whatsapp) o 085.4224087
_ingresso
intero 12€, ridotto per under30 e convenzioni 10€
_si consiglia la prenotazione!
dove
FLORIAN ESPACE
via Valle Roveto 39, Pescara
il cartellone
gli spettacoli
«Esiste un patto tra noi e la natura? Riusciamo ad osservarla? Noi siamo città o natura? A queste domande non avevamo una risposta. Per questo, con Strada maestra, abbiamo intrapreso un progetto di ricerca – durato più di un anno – che ha avuto l’obiettivo di ridefinire il nostro rapporto con la natura. Per farlo siamo usciti dalla città in cui viviamo e abbiamo esplorato nuovi territori e incontrato molteplici umanità che vivono e lavorano a contatto stretto con la natura. Nel rapportarci ai luoghi attraversati e alle persone incontrate ci siamo dati un obiettivo: osservare tutto in modo oggettivo, sospendendo l’io e il giudizio».
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dal progetto di ricerca “Terramadre” | di e con Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich | organizzazione Silvia Zicaro | scena Bruno Soriato e Giuseppe Frisino | sound design Dario Costa | illustrazione Virginia Taroni | foto Simone Galli | produzione Nardinocchi/Matcovich — Florian Metateatro (Roma/Pescara)
progetto vincitore Bando CURA 2023, Life is Live, Bando Verdecoprente 2022, Bado OFFline 2023 finalista Premio Cantiere Risonanze 2022
I miei uomini è un’opera inedita di teatro canzone scritta e ideata da Agnese Valle, approdo di un progetto iniziato nel 2014. Attraverso testo e canzoni, si struttura come percorso a capitoli di una narrazione amorosa. Allargando la visione di relazione di coppia, l’amore si fa attaccamento alla vita, accudimento, scelta, rinuncia, innamoramento istantaneo al bivio di una statale. I brani chiamati in causa sono opere di autori uomini, coloro che nel tempo hanno accompagnato il percorso della Valle come riferimenti e modelli, momenti salienti della storia della canzone italiana. Da Tenco a Morgan, da Renato Zero a Brunori Sas passando per la Via Emilia di Guccini, le canzoni scelte superano il tempo, le mode, i generi, trovando nuova vita in una reinterpretazione al femminile. Una narrazione del sentimento amoroso, allargato e aggiornato a tutte le nuove declinazioni.
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Agnese Valle voce narrante, canto, clarinetto e pianoforte | Annalisa Baldi chitarra elettrica e basso synth | Simone Ndiaye basso synth e pianoforte | Luca Libonati batteria ed elettronica | regia Pino Marino | direzione musicale Fabrizio Fratepietro
OIKOS progetto speciale
Serata per la XX Giornata del Contemporaneo AMACI
La Galleria Cesare Manzo conta 48 anni di attività a Pescara (1966-2014), Roma (2007-2011) e Milano (1980-1985) e 20 edizioni di ‘Fuori Uso’, storica rassegna di arte contemporanea ideata negli spazi dismessi di Pescara a partire dal 1990 con l’intento di inserire la città in un circuito internazionale. Questo è un ricordo di e per Cesare Manzo (1946-2019), un’anima libera e inquieta che ha saputo dare voce alle proposte più interessanti e innovative del contemporaneo, tra cui Alighiero Boetti, Sandro Chia, Eliseo Mattiacci, Mimmo Palladino, Getulio Alviani, David Hammons, Gilberto Zorio, Paola Pivi, Vanessa Beecroft, e ideare e dare vita ad un format di recupero creativo dei luoghi abbandonati, poi replicato in tutta la nazione. In occasione della Ventesima Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, il Florian Metateatro, che dal 1993 ha preso ripetutamente parte a ‘Fuori Uso’, presenta il video realizzato da Manzo nel 2009 e proiettato il 14 e 15 marzo di quell’anno a Piazza Salotto al posto della rassegna, incompiuta per mancanza di fondi.
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a cura di Sibilla Panerai e Anton Giulio Zimarino
Un concerto scenico dalla tragedia di Shakespeare, costruito attraversando le poche scene in cui Romeo
e Giulietta sono insieme. Cinque quadri suonati nelle parole che i due amanti si scambiano. Loro due soli. «Quella di Romeo e Giulietta è anche la tragedia dell’occasione dell’amore, la tragedia del futuro mancato. Abbiamo in testa e addosso, con chiarezza, i pensieri che abbiamo pensato quando avevamo la stessa età, quando avevamo gli stessi pensieri anche in età diverse; allora può sembrarci vero che romeo e giulietta siamo noi, e l’unica tragedia è il tempo che passa e che ci allontana dai ragazzi che siamo stati,quando eravamo uno o l’altra o entrambi, in qualche slancio di vita e di cuore, quando la bellezza dell’amore poteva intercettarci pure nel disincanto, quando ci chiedeva di saltare e l’unica condizione, adesso come allora, è di stare leggeri». Roberto Latini
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drammaturgia e regia Roberto Latini | con Federica Carra e Roberto Latini | musiche e suono Gianluca Misiti | luci e direzione tecnica Max Mugnai | costumi Daria Latini | video Collettivo Treppenwitz | produzione Compagnia Lombardi/Tiezzi — ERT/Teatro Nazionale — Roberto Latini
Baubò nasce dal bisogno di rompere una serie di tabù
e di provare a scherzare in maniera dissacrante su ciò che, normalmente, viene passato sotto silenzio. Parte dal racconto di fatti reali per prendere traverse finzionali e svolte oniriche. I protagonisti sono Matilde, una donna di 33 anni figlia di medico, e il suo utero, affetto da fibromatosi e oggetto di un massiccio intervento chirurgico. Ma la narrazione non si ferma alla storia clinica autobiografica, anzi, prova a superarla, affrontando il rapporto con la figura materna, la medicalizzazione del corpo femminile, l’orologio sociale, la paura del dolore e della morte. Nonostante la protagonista sia una donna e la sua malattia riguardi l’utero, Baubò non vuole essere un “monologo al femminile”, anzi: aspira a parlare a un pubblico più variegato possibile, percreare uno spazio di riflessione e liberazione collettiva sul rapporto col proprio corpo e le cure che può e deve ricevere. Baubò è anche un’indagine sul linguaggio e uno spazio di sperimentazione del confine che separa, o meglio unisce, teatro e stand-up comedy.
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di e con Matilde D’Accardi | regia e suoni Tommaso Capodanno | scenografia Alessandra Solimene | foto di scena Manuela Giusto | produzione Florian Metateatro — Carrozzerie | n.o.t. — Matilde D’Accardi (Pescara/Roma)
SPETTACOLO RIMANDATO CAUSA INFORTUNIO OCCORSO AD ANNA PAOLA VELLACCIO
Tre donne in scena, per raccontarne una in cui tutte possono riconoscersi: la parola essenziale, potente e viscerale di Annie Ernaux di fa teatro. Lo spettacolo nasce dall’immersione delle protagoniste nella scrittura della premio Nobel 2022 «per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale». Focalizzato su tre libri: La donna gelata, Passione semplice, Il Ragazzo, fa emergere una biografia sentimentale, segreta e tormentata, quasi una confessione, dall’innamoramento congelato nel matrimonio, alla dipendenza amorosa di una nuova e struggente passione, fino alla relazione con un giovane nella maturità della scrittrice. Sulla scena appaiono le tre età di una donna. Una donna che ricorda i suoi uomini. Tutta l’opera di Ernaux è autobiografica, quasi tutti i suoi libri sono scritti in prima persona. Ma quanto più scende nei particolari che appartengono alla sua vita e alle sue esperienze, tanto più le storie diventano universali, e ci si può ritrovare. Questa è la sua grandezza. Nel raccontare non tralascia i particolari scomodi, anzi è spesso da questi che partono le sue riflessioni, rielaborazioni lucide dei sentimenti e degli accadimenti.
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dall’opera letteraria di Annie Ernaux | traduzioni Lorenzo Flabbi, Idolina Landolfi | da un’idea di Francesca Fava | drammaturgia e interpretazione Francesca Fava, Arianna Ninchi, Anna Paola Vellaccio | voce fuoricampo Giovanni Orlandi | regia Anna Paola Vellaccio | assistente alla regia Chiara Sanvitale | cura Giulia Basel | luci Andrea Micaroni | fonica Globster | collaborazione ai costumi e agli oggetti Miriam Di Domenico | ufficio stampa Marzia Spanu | foto Mara Patricelli | grafica Clarice | produzione Florian Metateatro Centro di Produzione Teatrale (Pescara)
si ringraziano il Teatro Vascello di Roma, La Casa Internazionale delle Donne di Roma, L’Orma Editore
C’è un borgo millenario scavato nella roccia dell’entroterra maremmano, il suo nome è Le Case. Un paese morente. Una trappola di provincia. Un microcosmo di personaggi che si trascinano in un gorgo di giorni sempre uguali. Fino a quando la piccola comunità non viene sconvolta dall’arrivo di Samuele Radi, nato e cresciuto nel cuore del borgo vecchio e poi fuggito nel mondo. Il suo ritorno a casa è l’innesco che dà vita a questo romanzo corale: la storia di un paese dove ognuno è dato in pasto al suo destino, con i suoi sprechi, le aspettative bruciate, le passioni, i giochi d’amore e di morte. Con una lingua piena di venature dialettali ma classica e letteraria allo stesso tempo, Sacha Naspini crea un romanzo potentissimo, un’epopea rurale che è al contempo universale. Un romanzo che gioca con suggestioni care al giallo, al thriller psicologico, al gotico, al memoir storico e alla favola nera. Una narrazione appassionata, come l’incredibile storia d’amore che pagina dopo pagina farà vibrare gli animi e i vicoli di Le Case.
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dal romanzo di Sacha Naspini | drammaturgia Simona Arrighi e Luisa Bosi | regia Simona Arrighi | con Luisa Bosi, Laura Croce, Sandra Garuglieri, Francesco Mancini e Roberto Gioffrè | creazione sonora Isabelle Surel | disegno luci Roberto Cafaggini | cura dei movimenti Giulio Santolini | costumi Francesca Leoni | assistente alla regia Angelo Castaldo | produzione Atto Due/Murmuris (Sesto Fiorentino-Firenze)
Lo spettacolo, sullo sfondo della celebre opera di Shakespeare, si muove su due piani, quello della realtà e quello della rappresentazione, piani che spesso andranno a sovrapporsi, a dialogare, a coincidere, in modo grottesco e surreale. Il testo è l’archetipo per eccellenza dell’ambizione sfrenata, della falsità e dell’ipocrisia che ruotano intorno al mondo dello spettacolo, un mondo in cui l’arte e il talento perdono sempre più il loro valore a discapito della fama, della gloria, della smania di apparire, più che di essere. La messa in scena richiama, in alcuni momenti, il sapore e il gusto retrò di un circo senza tempo dove tre personaggi al limite del grottesco, si scontrano, si accaniscono. In un gioco metateatrale, due buffi e patetici uomini dai trucchi clowneschi recitano alcuni momenti salienti della tragedia shakesperiana, secondo quell’antico stile in cui i ruoli femminili erano ancora affidati ad attori maschi. A questi, si contrappongono i toni più attuali della perfida direttrice del teatro, anch’essa, tuttavia, vittima di un’ossessiva sete di Potere.
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di Paolo Vanacore | con Eleonora Zacchi, Riccardo De Francesca, Gianni De Feo | regia Gianni De Feo | musiche originali Alessandro Panatteri | scene e costumi Roberto Rinaldi | produzione Florian Metateatro — Il Grattacielo (Pescara/Livorno)
Teatro d'Autorə ed altri linguaggi 2024/2025
direzione artistica Giulia Basel, Massimo Vellaccio // staff Emanuela D’Agostino, Cecilia Buccioni, Umberto Marchesani, Alessandro Vellaccio, Cristiana Di Giovanni // collaborazione tecnica Fabrizio Pronio // ufficio stampa Anna Paola Vellaccio // coordinamento comunicazione Chiara Sanvitale // foto e social media Mara Patricelli // responsabile video Alessio Tessitore // progetto grafico Clarice